Le malattie infettive dei gatti sono un problema da non sottovalutare, ma nemmeno da ingigantire.
Le principali malattie infettive che possono colpire i gatti sono: la FIV (immunodeficienza felina, anche nota come AIDS felino), la FeLV (leucemia infettiva felina) e la FIP (peritonite infettiva felina). A queste si aggiungono le infezioni da herpesvirus e calicivirus e, specie nei cuccioli, la panleucopenia.
Tutte queste malattie sono contagiose solo per i gatti: non per gli umani, né per altri animali.
FIV (Feline Immunodeficiency Virus).
É un virus che danneggia le difese immunitarie dell’animale per cui i gatti FIV-positivi sono più soggetti a contrarre malattie e hanno meno risorse per combatterle.
Comunque, un gatto FIV-positivo che vive in casa (condizione ideale per questi gatti) al riparo dal rischio di contrarre ulteriori infezioni può trascorrere tutta la vita senza manifestare la malattia e può vivere oltre 10 anni. Alcuni gatti FIV-positivi, però, possono sviluppare malattie di varia gravità (gengiviti e stomatiti croniche, raffreddori, bronchiti, neoplasie,…) che vanno identificate e curate.
La FIV si trasmette principalmente con i morsi durante le lotte fra gatti e per contatto con sangue infetto; talvolta durante l’accoppiamento e raramente per contatto con la saliva.
– L’interferone é un farmaco che, abbinato alle terapie sintomatiche, ha dato buoni risultati nella gestione delle patologie causate dalla FIV.
-La sterilizzazione diminuisce i combattimenti fra gatti ed annulla gli accoppiamenti: è considerata un metodo di prevenzione e contenimento della diffusione del virus.
FeLV (Feline Leukemia Virus).
Il FeLV è anch’esso un virus che indebolisce il sistema immunitario del gatto. É più grave del FIV perché un gatto FeLV-positivo ha statisticamente circa un 70% di possibilità di morire per una malattia legata al virus nei 3-4 anni successivi al contagio. Comunque, circa un 30% dei gatti FeLV-positivi rimane asintomatico o sviluppa la malattia in età avanzata. Non bisogna, però, consideratre a priori “perso” un gatto FeLV-positivo perché talvolta è possibile curare le singole malattie causate dal virus FeLV ed esistono protocolli per l’utilizzo dell’interferone.
Un gatto FeLV-positivo non dovrebbe essere lasciato uscire, specie se nel circondario ci sono altri gatti o colonie feline, perché il FeLV si trasmette soprattutto attraverso la saliva.
Esiste un vaccino contro il virus FeLV: non fornisce una copertura totale ma offre, comunque, una buona protezione.
É molto importante fare testare il proprio gatto per i virus FIV/FeLV: si fa un piccolo prelievo di sangue e tramite un test rapido (10 minuti) si può sapere se il proprio gatto è FIV/FeLV positivo o negativo. I gatti adulti che vengono dati in adozione normalmente sono già stati sottoposti ad un test, con l’eccezione dei gattini perché questi test sono più attendibili nei gatti di almeno 4-6 mesi di età.
FIP (Feline Infectious Peritonitis).
La FIP é causata da ceppi virali particolarmente patogeni che paiono originare da una mutazione genetica di un diffusissimo coronavirus enterico felino. Il 75%-90% dei gatti che vivono in colonia o in allevamenti eliminano periodicamente o persistentemente il coronavirus enterico con le feci in assenza di sintomi evidenti. Solo il 5%-10% svilupperà la FIP.
Se un gatto risulta positivo al coronavirus, non vuol dire che ha la FIP. Una diagnosi clinica di FIP può essere emessa solo dall’analisi di più esami di laboratorio (esami del sangue tra cui elettroforesi delle proteine e alfa1-glicoproteina acida; analisi di eventuali versamenti, PCR,..).
Diffidate sempre delle diagnosi “affrettate” di FIP!!
In una comunità non ha alcun senso isolare un gatto perché positivo al coronavirus o perché manifesta i sintomi della malattia in quanto l’eventuale contagio con il coronavirus enterico è già avvenuto.
La FIP si può manifestare in due forme: quella cosiddetta “secca” che dà sintomi diversi a seconda degli organi colpiti (reni, fegato, sistema nervoso,…) e quella “umida” in cui si hanno versamenti addominali e/o toracici. Quest’ultima forma é la peggiore: la sopravvivenza va da pochi giorni a qualche mese. La forma secca può permettere una sopravvivenza più lunga, ma comunque l’esito é sempre letale. Le uniche terapie che si sono dimostrate in grado di rallentare la progressione della malattia sono a base di interferone e cortisonici.
La FIP colpisce principalmente i gatti giovani (1-2 anni) e i gatti anziani. Attualmente non esiste un vaccino efficace e sicuro.
Panleucopenia.
La Panleucopenia é anch’essa una forma virale che colpisce i tessuti linfoidi e le cripte intestinali. Causa una grave gastroenterite, spesso emorragica, ed una forte diminuzione dei globuli bianchi. Colpisce prevalentemente i gattini sotto i 6 mesi ed é quasi sempre letale se non si interviene con la massima tempestività. Le terapie sono la reidratazione, la somministrazione di antibiotici per contrastare le infezioni secondarie e, anche qui, si é dimostrato efficace l’utilizzo di interferone.
Esiste un vaccino in grado di prevenire l’infezione. Chiedete al vostro medico-veterinario.
Toxoplasmosi.
La Toxoplasmosi è una malattia causata dal Toxoplasma (specie Toxoplasma gondii), un protozoo che infesta il gatto e altri felini; il parassita si moltiplica nell’intestino dei felini e produce delle oocisti, che vengono espulse con le feci, diventando nel giro di 1-5 giorni, infestanti. Altri animali, come bovini, ovini e nuovamente i gatti, ecc., possono ingerire accidentalmente queste oocisti, e le carni e i visceri di questi ospiti intermedi, che contengono i Toxoplasmi, possono fungere da cibo per animali selvatici o domestici, nei quali il ciclo ricomincia. Nell’uomo, il parassita si moltiplica al di fuori dell’intestino e determina una reazione dell’organismo per la quale i parassiti vengono racchiusi in cisti caratteristiche. Lo stesso accade anche negli animali da macello. Un’attenzione particolare va prestata alle donne in gravidanza; infatti, se viene contratta per la prima volta nel corso della gravidanza, la malattia può trasmettersi al feto con conseguenze importanti se non trattata. La donna che essendo venuta a contatto con il Toxoplasma, abbia già formato gli anticorpi, risulta essere immune da questa malattia.
La maggior parte dei gatti non mostrano segni clinici di infezione con Toxoplasma. Talvolta tuttavia gatti di giovane età o che presentino un’infezione concomitante da virus leucemico felino (FeLV) o da virus dell’immunodeficienza felina (FIV) possono essere predisposti a contrarre la toxoplasmosi in forma clinicamente manifesta. I sintomi precoci non sono specifici: sonnolenza, depressione, perdita di appetito e febbre. Uno dei sintomi più frequenti è la difficoltà respiratoria, dovuta al quadro di polmonite indotta dal parassita. Possono inoltre essere presenti vomito, diarrea, prostrazione e ittero (colorito giallo delle mucose). Occasionalmente la toxoplasmosi può causare una sindrome a carico del sistema nervoso centrale, con alterata risposta alla luce, cecità, mancanza di coordinazione, alterazioni della personalità, movimenti in circolo, difficoltà a masticare e a deglutire e perdita di controllo nella defecazione e nell’urinazione. Se riconosciuta la toxoplasmosi è una malattia curabile attraverso l’utilizzo della Clindamicina (antibiotico).
Come ridurre l’esposizione al rischio di contagio nel gatto:
Le cisti nei tessuti possono essere distrutte cuocendo accuratamente le carni. È consigliabile impedire l’accesso dei gatti da compagnia a roditori e uccelli, e alimentarli solo con carni cotte o cibi per gatti preparati commercialmente e prodotti caseari pastorizzati. L’accesso alla spazzatura dovrebbe essere impedito con adatti coperchi ai recipienti.
Nella donna in gravidanza:
Cuocere la carne prima di consumarla, assicurandosi che sia ben cotta anche la parte interna e lavarsi bene le mani dopo aver toccato carni crude. Evitare il consumo di carne cruda, insaccati. Lavare accuratamente frutta e verdura prima del consumo. Nutrire i gatti di casa solo con cibi bolliti o in scatola ed impedire che vadano liberamente a caccia. Far vuotare, possibilmente ad altre persone, le feci del gatto nel water e far lavare con acqua bollente, ogni giorno, il luogo dove vengono deposte. Evitare il contatto con gatti la cui fonte di nutrimento sia sconosciuta.
È importante ricordare che se vengono rispettate le normali norme igieniche, la fonte di maggior contagio non è rappresentata dal gatto. È molto più frequente l’infezione in seguito all’ingestione di carne poco cotta o di frutta e verdura contaminate.
